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ESCLUDERE IL PORTO DI GIOIA TAURO DALLA "VIA DELLA SETA" SAREBBE DICHIARARE LA SUA FINE

Pubblicata il 21/03/2019

ESCLUDERE IL PORTO DI GIOIA TAURO DALLA  “VIA DELLA SETA” SAREBBE DICHIARARE LA SUA FINE

La nuova “Via della Seta” è una grande opportunità per il nostro Paese.

La “Belt and road” promossa dal presidente cinese Xi Jinping che a breve sarà in Italia per firmare il memorandum è una intuizione politica che puó raccordare commercialmente l’Europa al resto del mondo, rompendo lo schema classico che rende l’Occidente subalterno ai voleri degli USA ed al liberoscambismo transatlantico. Aprire l’Italia ad est è sicuramente un qualcosa di positivo.

Ora però il governo italiano che per tramite del ministro Toninelli ha presenziato per ben due volte al porto di Gioia Tauro, ha potuto constatare la grave situazione di difficoltà in cui versa lo scalo con un’incertezza che pesa su centinaia di lavoratori e di padri di famiglia.

Da primo porto del Mediterraneo per volume di TEUS movimentati, ai licenziamenti dei lavoratori che mettono in ginocchio un tessuto economico e produttivo già fragile, il porto di Gioia Tauro sembra destinato  sulla via della crisi. Sino a poco tempo fa con molti Sindaci del territorio ci siamo ritrovati dinanzi ai cancelli del porto per dire basta ai licenziamenti e chiedere una svolta in direzione della crescita, più sviluppo, più investimenti ed una nuova politica industriale.

Oggi non è sufficiente che il Ministro grillino offra la garanzia di continuità della gestione monopolista di MCT, peraltro subordinata ad un giro di cessioni di quote ed un impegno ad investire 150 milioni per il porto di Gioia Tauro.

Sarebbero briciole se è vero come pare che la Cina voglia puntare sul porto di Palermo affinché diventi il principale hub europeo scavalcando così il porto di Rotterdam in termini di movimentazione e sdoganamento di container. La Via della seta cinese è pronta ad investire sul porto di Palermo 5 miliardi di euro per realizzare una piattaforma di 200 ettari destinata alla movimentazione di 16 milioni di container all’anno. Si pensa ad un indotto in posti di lavoro creati pari a 435.000.

Un’enormità a confronto delle promesse instabili del ministro Toninelli per Gioia Tauro.

La realtà è che con Palermo baricentro della via della seta e i porti di Genova, Trieste e Venezia a supporto, sarebbe la fine di qualsiasi prospettiva di sviluppo per il porto di Gioia Tauro.

Per tali motivi riteniamo che il governo italiano debba rivalutare la scelta di riversare tutte le prospettive della via della seta solo sul porto di Palermo. Viceversa tale opportunità deve essere maggiormente inclusiva e non escludente o esclusiva di un solo scalo portuale.

Chiediamo che la nuova Via della seta valorizzi il sistema della portualità italiana e del Mezzogiorno in modo più ampio e condiviso.

In questo senso il porto di Gioia Tauro puó e deve rappresentare il punto di partenza avendo una forza ancora dominante in termini di movimentazione di Teus nel mediterraneo ed una posizione strategica migliore rispetto a qualunque altro porto italiano.

 

Michele Tripodi- SINDACO DI POLISTENA


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