COMUNE DI POLISTENA
Città Metropolitana di Reggio Calabria



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Polistena: un'occasione turistica

Polistena, cittadina situata al centro dell'istmo più breve tra le città magnogreche di Locri e di Medma, propone due interpretazioni etimologiche: "città forte" e "molto stretto".
Quest'ultima per via dell'originario sito dell'antica Polistena che era una piccola, stretta e lunga terra posta a lato del torrente Jerapotamo e molto vicina al Vacale.
Pur rimanendo incerte le sue origini, è presumibile che il territorio sia stato abitato fin dai tempi preistorici, come dimostrano alcuni oggetti del periodo neolitico rinvenuti nella zona. Possiamo ipotizzare che essa, senza meno, fu una stazione di passaggio per i Locresi che dovevano raggiungere Medma (Rosarno) colonia da loro fondata.
I ritrovamenti archeologici, tra cui una cuspide di lancia protostorica e i numerosi corredi funerari da tombe, evidenziano una frequentazione del territorio e fanno ipotizzare la presenza di un qualche agglomerato urbano prima e dopo l'epoca della colonizzazione magno-greca.
Anche l'età romana, poi, è attestata dalle importanti testimonianze affiorate nella contrada Villa, contrada molto propinqua all'abitato. Pur nella esiguità di superstiti documenti cartacei anteriori a qualche decennio dopo il mille, si ipotizza che Polistena sia stata presente in età bizantina allorquando, nelle sue circonferenze, vennero a stanziarsi monaci Basiliani che, tra l'altro, introdussero i culti di S.Marina e della Madonna dell'Itria.Quest'ultimo è tipicamente legato alla persecuzione iconoclastica e l'iconografia della Madonna trasportata dai monaci Basiliani si tramanda particolarmente in una icone di gusto bizantineggiante che si conserva nella Chiesa della SS. Trinità. Polistena fu infeudata a varie Famiglie ma quella che la detenne maggiormente fu quella dei Milano Franco d'Aragona. Sotto tale dominazione, divenne un centro ricco di conventi, chiese, del Palazzo Marchionale (con annesso teatro capace di ospitare oltre mille persone), della Cappella musicale di corte (in cui operarono musicisti di indiscusso valore quali furono Giacomo Francesco Milano e Michelangelo Jerace o esecutori provenienti da centri viciniori ma anche da Napoli e Messina, della Zecca (che emise, nel 1732 e nel 1753, delle proprie monete coniate però a Vienna), di una Tipografia (si conserva copia di un volume stampato in essa nel 1712) ed altro.
Dei conventi sorti in epoca moderna vanno ricordati quelli: degli Osservanti (1537) dei Cappuccini (1540), dei Domenicani (1579), degli Agostiniani (1579) delle Monache di S. Chiara o delle Clarisse (già presente nel 1610), dei Carmelitani (di cui si sconosce l'epoca esatta di fondazione) e dei Paolotti (fiorito nei primissimi anni del '700). Distrutta dal terremoto del 1783 allorquando, oltre agli edifici sacri e civili rasi al suolo, perirono 2221 abitanti, la cittadina venne prontamente ricostruita su progetto dell'architetto napoletano Pompeo Schiantarelli.
Venne realizzato un interessante impianto urbanistico che situò nella parte alta, già proprietà del feudatario, importanti palazzotti con corte interna, giardini e nei cui imponenti frontespizi spiccavano vistosi portali scalpellinati in pietra granitica locale alla cui chiave di volta figurò, quasi sempre, una maschera apotropaica. Il popolino, invece, si dovette adattare a ripopolare il preesistente sito, ricostruendo alla buona e sulle vecchie "muraglie", le proprie case, veri e propri tuguri.

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