COMUNE DI POLISTENA
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POLISTENA - 25 FEBBRAIO 2023 - SALONE DELLE FESTE Manifestazione con l’ambasciatrice della Repubblica di Cuba in Italia Mirta Granda Averhoff e Mariela Castro Espin, deputata all’Assemblea nazionale

Pubblicata il 26/02/2023

L’Intervento di apertura del
SINDACO DI POLISTENA MICHELE TRIPODI
 
A nome della comunità di Polistena dò il benvenuto all’Ambasciatrice della Repubblica di Cuba in Italia Mirta Granda Averhoff e a alla dottoressa Mariela Castro Espin, deputata all’Assemblea nazionale del Potere Popolare di Cuba.
 
Saluto tutti i partecipanti, cittadini, associazioni, Sindaci presenti.
 
Saluto e ringrazio per la presenza tutti i medici cubani impegnati nel presidio ospedaliero di Polistena e tutti gli altri non presenti qui ma che stanno lavorando con entusiasmo e sacrificio negli ospedali di Locri, Melito Porto Salvo, Gioia Tauro. Ringrazio tutti gli altri medici cubani che verranno in Calabria nei prossimi mesi a dare sostegno alla morente sanità territoriale. Ho usato questo aggettivo, “morente”, con dispiacere ma non con rassegnazione. Da molti anni infatti la sanita pubblica in Calabria è svuotata di medici, infermieri, oss, personale di supporto. Tanti reparti ospedalieri, punti di primo intervento, ambulatori, consultori familiari hanno chiuso. Le altre strutture esistenti presentano carenze di organico che determinano un sentimento di demotivazione e sfiducia tra il personale rimasto in servizio. A questo si aggiungono le tante inefficienze strutturali e spazi non adeguati per dare risposte al diffuso bisogno di tutela della salute che pure nel nostro Paese ed in Calabria sarebbe un diritto costituzionale.
La delusione per le politiche sanitarie sbagliate non ci ha sfinito e noi siamo ancora qui a lottare per i diritti di tutti e denunciare pubblicamente quello che non funziona.
 
La sanità pubblica, pilastro della Costituzione Italiana così come l’istruzione pubblica, si sta progressivamente sgretolando poiché anche l’uomo, la sua salute, è diventata merce, strumento di profitto per i mercati. In tanti territori d’Italia e d’Europa come pure nella nostra Regione gli ospedali pubblici vengono sostituiti dalle cliniche private. Esistono strutture a pagamento o convenzionate in tutta Italia. E non a caso a ciò è corrisposto un progressivo taglio di risorse pubbliche. I tagli ai trasferimenti sono strutturali. Il dato medio è di circa 2 miliardi di fondi in meno ogni anno per la sanità.
Le conseguenze di questa politica sbagliata sono emerse durante la pandemia, allorché in una condizione di emergenza con molti operatori sanitari affetti da Covid, la situazione è precipitata di colpo evidenziando tutte le fragilità di un sistema sanitario italiano apparentemente sano, ma in realtà non in grado di formare nel tempo una nuova generazione di dirigenti medici. Il numero chiuso nelle università ha bloccato l’accesso agli studi ad alcune categorie sociali e riservato solo ad una classe privilegiata, limitata nel numero, la possibilità di istruirsi, formarsi, specializzarsi in medicina. Non abbiamo tanti medici in Italia oggi perché qualcuno al di sopra di noi, sbagliando, ha deciso così. Chi tra i pochi medici formati, poi, sceglie di non andare all’estero o nel privato rimane nelle strutture pubbliche migliori, negli ospedali hub, non certo ambisce a lavorare nei piccoli ospedali di periferia tra mille difficoltà e pericoli.
Cuba invece costruisce medici perché istruisce gratuitamente e forma liberamente i propri giovani e per questo dispone di un numero elevato di risorse umane da impegnare in tutti gli ospedali d’Europa e del mondo.
L’arrivo dei medici cubani in Italia, dapprima durante la pandemia in Lombardia, è stato provvidenziale oltre che un grande gesto di solidarietà politica compiuto dal Governo Cubano verso il nostro Paese. “Muchas gracias”. Si dice cosi?
 
Ora l’arrivo In Calabria, che ha una situazione molto diversa dalla sanità lombarda, sicuramente più ricca e organizzata. La sanità calabrese è in malattia da anni, sempre in costante emergenza. La nostra Azienda sanitaria ancora più in emergenza della sanità stessa. La scelta dei medici cubani nelle corsie dei nostri ospedali costituisce, pertanto, più che una necessità. Consente al nostro debolissimo sistema sanitario territoriale di respirare, seppure siamo tutti consapevoli che ciò non possa essere la soluzione definitiva al problema. Ma spero vivamente che questa giusta iniziativa assunta dalla Giunta regionale, durerà finché servirà.
 
L’apporto serio e qualificato dei medici cubani si è subito percepito, abbiamo testimonianze da più parti di disponibilità, dedizione al lavoro, competenza.
L’Amministrazione Comunale ha accolto la delegazione dei medici cubani mettendo a disposizione un ufficio dentro il nostro Municipio per il tramite dell’Associazione Italia Cuba e dal 1 marzo avvierà un corso gratuito di lingua italiana rivolto a tutti i medici per migliorare la loro capacità di dialogo già in parte acquisita.
Permettetemi di fare, oltre al dovuto ringraziamento ai medici cubani per l’impegno dimostrato da subito, una considerazione geopolitica.
Cuba è un Paese socialista, l’Italia no, l’Europa figuriamoci, la Regione Lombardia è governata dalla destra, la Calabria anche. Il governo cubano ha teso più di una mano di solidarietà indipendentemente dal sistema dei valori della società italiana ed europea sbilanciato in modo troppo pronunciato verso il liberalismo economico e la ricerca del profitto anche nel comparto sanitario.
 
Ma non è questa la considerazione geopolitica.
Il fatto è che un Paese socialista esporti medici nel mondo, esporti professionalità e solidarietà, esporti valori umani fondati sul rispetto della persona, perchè la tutela della salute di ogni individuo altro non è che tutela dei bisogni primari della persona.
Accade viceversa che quei Paesi che agiscono in nome dei diritti umani e delle libertà economiche non esportino a Cuba medicine e farmaci per aiutare altre persone e sostenere una delle migliori scuole di sanità al mondo il cui funzionamento è strozzato dal “bloqueo”, ossia dall’embargo americano che impedisce l’arrivo a Cuba di alimenti e beni di prima necessità, tra cui gli accessori da usare negli ospedali, come siringhe, filo di sutura, garze, flebo, cerotti.
Noi occidentali siamo molto bravi a fabbricare armi da vendere o inviare nei sanguinosi teatri di conflitto, bravi ad alimentare all’infinito i fuochi di una guerra che oggi si combatte non troppo lontano da qui, la guerra in Ucraina, e che tutti i potenti del mondo hanno interesse a non far smettere.
 
Di fronte a tutto questo noi amiamo Cuba e non solo per la bellezza turistica dei suoi paesaggi o per l’umiltà del suo popolo, ma perché i valori civili e sociali di Cuba oggi sono molto più persuasivi, convincenti, utili al mondo per costruire pace, fratellanza e futura umanità tra i popoli, in ossequio al principio del rispetto della vita umana in tutte le sue complesse espressioni e diversità culturali.
 
É proprio vero: “Chi non crede nell’essere umano, non é rivoluzionario” diceva Fidél.
 
Noi oggi siamo qui ad accogliervi in nome di questi sentimenti di amicizia e valori comuni, perché noi siamo rivoluzionari. E la rivoluzione è ancora la nostra speranza.
 
Que viva Cuba!

 
 








 


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